"Le storie degli altri" è il nuovo album di Paola Turci in uscita il 17 aprile. E' l'ultimo capitolo della trilogia dopo "Attraversami il cuore" (dedicato all'amore e al marito), "Giorni di rose" (racconta le donne). Adesso la cantautrice romana racconta quello che vede attorno: "La società è degenerata in un individualismo estremo - spiega a Tgcom24 -. Sono pessimista più che ottimista ma non perdo mai la luce della speranza".
"Le storie degli altri" contiene otto canzoni più una bonus track "Il mal di mare". Tra questi brani c'è anche la cover "Si può" di Giorgio Gaber, autore che Paola ama moltissimo al punto di pensare a un progetto dedicato al cantautore. Ancora una volta il filo conduttore che percorre i brani è la sincerità artistica oltre alla purezza del suono dal momento che il disco è stato registrato in presa diretta. Si va dal tripudio di suoni in "Le storie degli altri" alla dimensione intima de "I colori cambiano" e il "non luogo", come lo definisce Paola stessa", del primo brano che curiosamente si chiama "La seconda canzone".
Ti poni come fotografa della realtà. "Ragazzi bellissimi" descrive una metropoli violenta. Cosa è successo in questi anni?
E' inevitabile che la realtà metropolitana di oggi, i sobborghi, siano violenti e fatto di persone che non alzano lo sguardo verso l'altro. Insomma c'è stata una degenarazione causata da una sottocultura sempre più dilagante e non solo nel nostro Paese ma anche in Europa. Mancano i punti di riferimento, e quando ci sono sono sbagliati.
Ti sei trasferita da Roma a Milano per amore. Noti differenze tra le due realtà?
Roma è stata un centro nevralgico in passato, accogliente e non disturbato da altre etnie. Poi in questi anni la situazione sociale è molto cambiata ed è stata abbandonata complice anche dell'atteggiamento di noi del Sud di fregarcene. A Milano ho vissuto dal 1994 al 2004 e ora ci sono tornata. E' una città bella, architettonicamente ma alcune cose sono diventate estreme.
Ad esempio?
L'individualismo è una prerogativa di molti abitanti di Milano a tal punto che si sono 'inviperiti'. Grazie alla Giunta Pisapia qualcosa sta cambiando, c'è una maggiore apertura all'altro. C'è più attenzione e meno cinismo nell'approccio. Ma staremo a vedere...
Qual è la via di fuga da tutto questo?
Prendere consapevolezza di quello che siamo diventati e dedicarci alla considerazione per l'altro, perché negli altri ci siamo noi. In questo modo crolleranno le colonne del razionalismo e dell'individualismo, la tendenza a coltivare il proprio orticello.
In "Attraversami il cuore", il primo capitolo della trilogia del 2009, cantavi di una luce. Ce l'hai ancora?
La luce c'è sempre nonostante sia più pessimista che ottimista ma non ne possiamo fare a meno per fotografare sempre la realtà che ci circonda. (Fonte: TGCom)
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